E-commerce in Italia non sfonda

E-commerce in Italia non sfonda

In Italia l’e-commerce non sfonda. Non piacciono gli acquisti di beni e servizi online. I risultati di uno studio Eurostat

MILANO – Secondo un recente studio di Eurostat, agli italiani continua a non piacere l’acquisto di beni e servizi online. A livello europeo, l’e-commerce è una pratica che riguarda soprattutto le persone di età compresa tra i 25 ed i 34 anni, con un alto titolo di studio e che vivono in zone densamente popolate. Confermato come detto che la propensione degli italiani verso l’e-commerce rimane invece molto bassa. Questi i principali risultati dell’edizione 2017 del “Digital economy & society in the EU”, uno studio di Eurostat dedicato al rapporto dei cittadini europei con le tecnologie Ict e con gli acquisiti di beni e servizi on line.
A quanto si legge nel rapporto, l’acquisto in Rete piace soprattutto ai cittadini inglesi (l’87% di chi ha una connessione lo ha provato nel 2016), danesi (84%) e tedeschi (82%). Gli oggetti che vengono acquistati con maggiore frequenza sarebbe abbigliamento, articoli sportivi, viaggi e vacanze, elementi di arredo e biglietti per partecipare a concerti o spettacoli.

 

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Agli italiani l’e-commerce continua a piacere poco. Solo il 14% di chi ha tra i 25 ed i 34 anni ha comprato on line l’arredamento di casa contro il 67% dei coetanei inglesi. Appena il 9% ha acquistato prodotti di elettronica contro il 36% dei norvegesi, solo il 22% ha prenotato le vacanze via Web contro il 65% di olandesi e norvegesi. Infine soltanto il 4% dei trentenni italiani ha comprato prodotti alimentari on line. Il record spetta invece agli inglesi, con il 38%.
Altro dato che conferma lo scarso interesse degli italiani per l’e-commerce è che mentre in Germania, Olanda e Inghilterra più della metà di chi ha frequentato le “scuole alte” ha acquistato libri e riviste on line nel corso del 2016, in Italia lo ha fatto meno di uno su quattro. E i biglietti per i concerti? In Norvegia li ha comprati via Web il 64% dei laureati, in Italia solo il 14%.
“Tutti i numeri emersi da studi e ricerche degli ultimi mesi dicono chiaramente che in Italia i super-investimenti sul digitale non hanno prodotto i risultati sperati perché gli italiani continuano a nutrire una profonda diffidenza nei confronti degli acquisti on line” commenta il Presidente Nazionale SNA, Claudio Demozzi, che prosegue “l’Italia continua a presentare lacune strutturali notevoli come ad esempio  la scarsa diffusione della banda larga, ed un distacco culturale rispetto ad altri Paesi europei; l’italiano medio continua giustamente a preferire il contatto fisico, diretto con il venditore, con il consulente, per operare acquisti maggiormente consapevoli e fondati sulla fiducia personale con l’interlocutore fisico”.
Anche nel settore dei servizi, quello assicurativo ad esempio, la diffidenza degli italiani per il commercio digitale permane nonostante gli innumerevoli investimenti operati dalle grandi Compagnie.
“Ancora una volta le previsioni funeree per la nostra professione – conclude il Presidente Demozzi – divulgate e fatte rimbalzare mediaticamente da alcuni esponenti delle Imprese che hanno immaginato un futuro digitale in grado di rimpiazzare il ruolo degli Agenti, si sono dimostrate infondante o per lo meno superficiali, cioè in buona parte sbagliate e di questo non possiamo che rallegrarci”.

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